La storia

La piazza

Sull’antica piazza San Francesco, oggi trasformata in parcheggio, fanno da sfondo: sul lato sud, l’antica cinta muraria della città di Este e l’oratorio dello Spirito Santo (oggi teatro dei Filodrammatici ). Sul lato Nord il muro di cinta di un giardino privato, le facciate della chiesa di San Francesco e dell’Oratorio di Santa Maria dei Battuti costruiti entrambi nel corso del XV sec. Alle spalle della chiesa di San Francesco si scorge l’antica chiesa di Santa Maria degli Angeli, edificata tra il 1213 e il1220 dalla prima comunità di Frati Minimi di Este.

La chiesa di San Francesco presenta una pianta longitudinale (croce latina) a navata unica conclusa da tre absidi, la facciata è stata rimaneggiata tra il 1737 e il 1740, così come l’intera struttura, poiché nell’anno 1685 rimase gravemente danneggiata da un incendio. La nuova facciata presentava le statue con le virtù cardinali: Fede, Speranza, Carità e i Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova; mentre sulla piazza antistante venne collocata una colonna con all’apice la statua della Vergine Immacolata. Il lato occidentale della piazza è chiuso dalla facciata del convento di San Francesco, fondato nel 1636 da Padre Andrea Bortoloni   che seguì i lavori per quasi 50 anni (dal 1636 al 1685) fino alla sua morte, per poi essere portati a compimento dal nipote, padre Bonifacio Bortoloni, coadiuvato da Padre Antonio Pilati ( 1711).

Oratorio di Santa Maria dei Battuti

Attiguo alla chiesa di San Francesco è l’oratorio di Santa Maria dei Battuti. Si trattava di una confraternita laica, indipendente dagli ordini religiosi, nata nel XII secolo e diffusa in tutto il territorio italiano e anche in Europa. I Battuti o Flagellanti erano a favore di una vita ascetica, predicavano la pace, la misericordia e l’espiazione materiale, attraverso la flagellazione. La confraternita dal 1421 possedeva un altare presso la chiesa di San Francesco, ma nel 1422 ottenne dai frati un appezzamento di terreno per costruire una chiesa, pagando come canone annuo una libra di cera lavorata, ma anche accettando il divieto di erigere un proprio campanile e l’imposizione del padre guardiano come “protettore” della chiesa. La posa della prima pietra spettò all’Abate Paolo Veniero, Abate di Murano, indicato da Papa Martino V per decorare la Chiesa delle Carceri pose anche la prima pietra di Santa Maria dei Battuti, recante l’iscrizione S.D.S.F.S. et I.M.N. interpretata dal “Nuvolato” come: Sanctus Deus, Sanctus Fortis et Immortalis, Miserere Nobis. L’oratorio e la confraternita si mantennero tali fino al 1797, i membri della confraternita a Natale e a Pasqua distribuivano ai poveri il pane ricavato dalle rendite del frumento e si dedicavano ad opere di misericordia. Negli anni a seguire, l’oratorio visse alterne vicende e venne definitivamente chiuso al culto nel 1789.

Nel 1836 il tempietto fu scelto dal Podestà Vincenzo Fracanzani, come prima sede del Museo Archeologico della città di Este.

Oratorio dello Spirito Santo

L’oratorio fu costruito nel 1691 a spese del convento di San Francesco per la Confraternita dello Spirito Santo, quest’ultima infatti, aveva già un suo oratorio all’interno del convento. Nel 1771, per Ducale Decreto del 29 settembre, l’oratorio fu chiuso al culto e alla confraternita venne concesso il trasferimento nella chiesa di Santa Maria delle Consolazioni in Este. Oggi è la sede del Teatro dei Filodrammatici.

Chiesa di San Francesco

Tra gli edifici religiosi, il complesso monastico di San Francesco risulta essere il più grande costruito ad Este. La costruzione che diede inizio al grande complesso è la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, edificata nel XIII Sec., alla quale venne aggiunta nel XV Sec. la Chiesa di San Francesco, la cui costruzione fu finanziata dai Marchesi d’Este, che la indicarono nel loro testamento come mausoleo di famiglia. L’edificio presenta una pianta a croce latina a navata unica conclusa da tre absidi, nell’abside maggiore trovarono sepoltura i Marchesi d’Este, ovvero: Azzo X, Taddeo, Bertoldo e Costanza. Il monumento di Azzo X, padre di Taddeo e nonno di Bertoldo e Costanza, si trovava sul lato sinistro (il lato del Vangelo per chi guarda dalla navata). Questo monumento era il più antico (1415), si trattava di una semplice arca sepolcrale; attigua all’arca, sul pavimento si leggeva la lapide funeraria di Costanza. Sul lato opposto, ovvero a destra, si trovava invece il monumento di Taddeo (1448), smontato nel 1464 per la costruzione dell’arca sepolcrale del figlio Bertoldo e nella quale trovarono posto anche le spoglie di Taddeo. Successiva e diversa sarà invece la committenza del convento che verrà costruito nel 1636 da Padre Andrea Bortoloni e del quale non si ha traccia nel disegno del 1566 di Michele Lovigo, in cui compare solo la chiesa di San Francesco con il campanile.

Il monumento funebre

Il monumento dei Marchesi Taddeo e Bertoldo d’Este fu commissionato da Borso d’Este, Signore di Ferrara, che alla morte di Bertoldo (4 novembre 1463) divenne unico erede di Taddeo e di gran parte dei beni del ramo cadetto. È probabile che sulla parete che accoglieva il monumento, fossero presenti degli affreschi simili a quelli che si trovavano sul monumento di Azzo X, ma nella parete opposta. Gli affreschi sicuramente celebravano qualche episodio della vita dei due condottieri; infatti, Taddeo fu comandante militare al servizio della Repubblica di Venezia e Bertoldo sostituì il padre Taddeo nel comando della compagnia militare già all’età di quindici anni. Bertoldo morì durante la difesa del Peloponneso dall’avanzata dei Turchi, cadde gravemente ferito durante un attacco alle mura della città di Corinto: il giovane, essendosi levato l’elmo, fu colpito alla tempia da una pietra e a nulla valsero i soccorsi dei compagni d’armi.

Il monumento funebre si presentava addossato alla parete destra dell’abside maggiore, il sarcofago era sostenuto da sette mensoloni, sul coperchio nessuna decorazione, solo le statue dei due marchesi, abbigliati secondo la moda del tempo e in posa. Il monumento era completato da un arco a tutto sesto in pietra, retto da due semicolonne. Nel registro inferiore, ovvero sotto il sarcofago, venne posta una lastra in pietra con l’epitaffio dedicato a Taddeo e a Bertoldo, oggi conservato nella sagrestia del Duomo di Este. Il monumento venne ampiamente rimaneggiato nel 1734, come ricorda lo storico Isidoro Alessi, e pare che nulla sia rimasto del vecchio monumento se non proprio l’iscrizione originale; infatti, il sarcofago venne interrato sotto il pavimento dell’abside maggiore e dalla metà dell’Ottocento fino a tutto il Novecento si diffuse l’opinione che l’antico monumento fosse stato distrutto nel 1797 durante la prima occupazione francese. In realtà, la documentazione archivistica rettifica questa falsa opinione perché il monumento dei marchesi d’Este non fu distrutto nel 1797, ma scomparve verso il 1810-11, e non si trattava di quello quattrocentesco, bensì di quello rimaneggiato del 1734, citato dall’Alessi.

Le vicende che hanno causato la scomparsa delle memorie artistiche e storiche della chiesa di San Francesco, dell’oratorio dei Battuti e della chiesa dello Spirito Santo sono molteplici. Il 27 dicembre 1797, dopo il trattato di Campoformio, i Francesi, alla vigilia della consegna della Repubblica di Venezia agli Austriaci, ordinarono la soppressione e la devoluzione al demanio statale di due conventi: quello delle Benedettine di Padova (San Bartolomeo) e quello di San Francesco di Este, sequestrando tutti i beni e ordinando il trasferimento dei frati da Este a Padova nel convento di Sant’Antonio. Gli austriaci arrivarono a Este nel gennaio del 1798, fecero rimanere i conventuali e restituirono i beni ai frati, almeno come amministrazione, ma occuparono l’ala sinistra del convento per uso militare prima e come Giudizio Statuario subito dopo, mentre l’ala destra che comunicava con la chiesa, la sacrestia e il campanile rimase ai frati. Nel gennaio del 1806 i francesi sconfissero gli austriaci e ritornarono nel Veneto,  abolirono tutte le Confraternite laicali e con la legge del 28 luglio 1806 ordinarono la soppressione di gran parte dei conventi delle città, conservando solo pochi istituti. Dagli inventari sopravvissuti risulta che la chiesa di San Francesco fosse molto ricca di opere d’arte e di arredi di pregio. La spoliazione ebbe inizio nel 1807 e continuò per lungo tempo. Infine, nel 1810, anno in cui vennero soppressi gli ordini religiosi, i pochi frati rimasti, otto in tutto, furono trasferiti a Venezia e iniziò la vendita delle restanti opere e arredi della chiesa.

Il collegio

 L’edificio, che ancora oggi funge da fondale scenico a ciò che rimane dell’antica Piazza San Francesco, è il Collegio di cui si hanno notizie certe solo a partire dal 1636, quando l’estense Andrea Bortoloni, membro di una ricca e nobile famiglia del luogo, divenuto frate Minore Conventuale, diede inizio alla costruzione del monastero e fu anche insegnante per quaranta anni nel convento. Riguardo al progetto dell’edificio, si ritiene probabile che Vincenzo Scamozzi, ovvero il continuatore della tendenza classicista Palladiana nel Veneto, lo abbia fornito a quello che poi fu l’esecutore in loco del progetto, ovvero Antonio Zuccato.

CHIOSTRO ATESTINO

L’impronta classico-palladiana dello Scamozzi si palesa in maniera significativa nel chiostro, per la presenza degli ordini sovrapposti: dorico, il più robusto, nelle semicolonne del registro inferiore e ionico, più snello ed elegante, in quelle del registro superiore. Visivamente il chiostro è delimitato da un semplice paramento murario in mattoni rossi lasciati a vista che contribuiscono a sottolineare l’austerità dell’insieme senza però appesantirlo. Ciò è reso possibile anche dalle ampie arcate a tutto sesto con archivolto a fascia in pietra bianca sul quale si alternano mascheroni e scudi; gli scudi contengono il simbolo dell’Ordine Francescano, ovvero due braccia incrociate sotto la croce. A sinistra il braccio di San Francesco, con il saio e la mano segnata dalle stimmate mentre quello di destra, nudo, è invece il braccio di Gesù, con la mano forata dai chiodi della croce. I mascheroni sono degli elementi decorativi bizzarri largamente utilizzati fin dall’antichità sia sulle facciate degli edifici religiosi che civili, avevano una funzione simbolica: contrastare e allontanare gli spiriti maligni. Nel nostro chiostro i mascheroni dal punto di vista formale appartengono a due periodi storico-artistici diversi: quelli più espressivi, al limite tra il mondo umano e il mondo animale, caratterizzati da un ghigno grottesco, si riconducono al tardo seicento, invece i mascheroni più formali e privi di accentuazione espressiva appartengono al primo settecento. Salendo con lo sguardo vediamo che il registro superiore della facciata è ritmato dall’alternarsi di spazi pieni e vuoti in cui le finestre timpanate e le balaustre fanno da contraltare alla linearità del paramento murario, privo di decorazioni rivestito da semplice intonaco monocromo. Infine, la zona sommitale dell’edificio presenta un doppio cornicione a fascia con dentellatura terminale. Sui lati porticati si aprono i tre accessi all’edificio che conducono al piano mezzanino, al piano nobile e alla torretta del sottotetto.

Il piano nobile (primo piano) era il dormitorio San Tarcisio nel quale alloggiavano stabilmente i giovani studenti del collegio. È rimasto tale dal 1922 al 1975, in seguito la sua destinazione d’uso è cambiata per adattarsi alle nuove esigenze dell’Istituto Scolastico, le aule didattiche hanno preso il posto del dormitorio e un corridoio continuo percorre tutto il piano.

Dal chiostro è possibile accedere all’Aula Magna, al cui interno si può ammirare la tela con la “Cena in Emmaus”, posta sulla parete di fondo della grande stanza. Il tema del dipinto e le dimensioni dell’ambiente ci indicano chiaramente che questo era il refettorio del convento, al quale si affiancava la cappella dedicata alla Vergine. 

Dall’anno della fondazione (1636), la storia dell’edificio attraversa quattro secoli densi di storia civile e umana; al suo interno si sono intrecciate le vicende storiche francesi e austriache che portarono, come abbiamo visto, prima all’uso militare degli ambienti del collegio e poi alla spoliazione della chiesa di San Francesco. Infine, nel 1866, con l’annessione del Veneto all’Italia, tutto il complesso divenne di proprietà del Comune di Este che dal 17 Novembre 1874 lo utilizzò come Collegio Convitto Comunale delle annesse scuole elementari, tecniche, ginnasiali e del Giardino d’Infanzia. Durante il primo conflitto mondiale (1915-1918) il convento venne trasformato in ospedale militare e nel 1922 divenne sede del Collegio Vescovile Atestino (1922-1975). Una drammatica pausa delle attività didattiche si verificò tra il 1943 e il 1945 quando, nel pieno della seconda guerra mondiale, fu requisito dalle truppe di occupazione tedesche per essere utilizzato come alloggio militare, luogo di raccolta dei rastrellati e prigione di partigiani catturati dai nazisti e dalla brigata fascista.

Dopo la liberazione tornò ad essere Collegio-Convitto; dal 1963 con l’estensione delle scuole medie in tutti i comuni, il collegio vide diminuire l’affluenza dei convittori provenienti dai paesi delle provincie di Padova e Rovigo e ciò portò alla sua definitiva chiusura nel 1975. Da questa data in poi l’edificio comunale è sempre stato adibito a Scuola Statale e, anche se in veste moderna e laica, è ritornato ad essere il luogo di formazione e di cultura che il benemerito fondatore Padre Andrea Bortoloni aveva realizzato.